C’è qualcuno ancora vergine nel 2015?

Un amico tanti anni fa durante la lezione di chimica mi toccò il braccio e mi chiese: “Lo sai come capisci se una ragazza è vergine o meno?”

Da bravo adolescente inesperto e innocente, rimasi in silenzio nell’attesa di un illuminante risposta.

Mi fissò, si girò intorno sperando di non essere ascoltato da nessuna ragazza e concluse: “Dalla camminata”.

Contemplai per qualche secondo questa sua espressione eroica, tipica di coloro che, delegati da Dio, hanno il compito di cambiarti la vita per sempre. La mia febbrile volontà di conoscere non poteva arenarsi su quel sorriso compiaciuto e lo incalzai di domande. Peggio di quando a cinque anni, volevo sapere a tutti i costi da zia cosa fosse un trans.

“Cioè che significa? Come deve camminare? Se ha i piedi a ore 10.10 significa che ce l’ ha spanata? Mentre se cammina molleggiando ha perso solo la verginità anale? Quali sono i parametri di giudizio? Per la verga di Zeus, supremo toro dell’Olimpo, voglio saperlo!!!”

Non ricevetti alcuna risposta.

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Intorno a questo tema da sempre aleggia un certo fascino e mistero. Ne parlava mia nonna con grande schiettezza quando ero poco più di un pargolo. Diceva: “Ai miei tempi le ragazze dopo la prima notte post-nozze mostravano le lenzuola sporche di sangue alla famiglia del marito a testimonianza del fatto che la purezza della sposa era stata violata solo dopo il matrimonio”.

Forse volontariamente dimenticava però un dettaglio non trascurabile. Molte donne, per ragioni evidenti, nascondevano la verità usando il sangue di qualche animale e spargendolo sulle lenzuola come se fosse il proprio. Escamotage sensati di una cultura paesana che dava un valore spropositato alla verginità.

Bene, questo è il quadro sociale di circa 50 anni fa, forse anche di più. Ma oggi?

Dire che nel 2015 16enni di vergine non hanno neanche più l’olio d’oliva non è affatto un’eresia. Statisticamente è dimostrato che la fascia di età in cui si perde maggiormente la verginità è tra i 13 e i 15 anni. Lo ripeto: 13 anni!!  A quell’età giocavo ancora con i Bleyblade e la mia unica preoccupazione era capire se guardare Dragon Ball alle 14.30 o giocare a FIFA 2006.

Emblematico un caso passato alla cronaca internazionale poco tempo fa. Verginita-620x372

Una ragazza di 27 anni, Elizabeth Raine, lanciò un annuncio scandaloso sul web per una buona fetta della popolazione. Desiderava vendere la propria verginità all’ asta per potersi pagare la retta universitaria. Un gesto nobile per alcuni perché pur di realizzare il suo sogno lavorativo era disposta a vendere all’ingrosso il più sacro dei buchi. Per il mondo cattolico (e forse non solo per l’ ala più conservatrice) era ed è un gesto deplorevole e condannabile al pari di tanti altri.

Forse bisognerebbe creare una nuova categoria sui siti porno (o forse esiste già?). Coloro che preferiscono la purezza alla contaminazione dell’ utero. Sorge però una domanda. Perché dover spendere una cifra come 250 mila dollari con una ragazza che:

1) ha un’ esperienza sul campo pari a quella di una suora di clausura

2)sulla Salaria ci sono ragazze molto più belle e a costi decisamente inferiori

Una vendita diretta era impensabile decine di anni fa. Immaginate vostra nonna che, raccontando la sua storia  al nipotino, ringrazia la verga nera che gli ha fruttato i soldi per comprare la casa in cui vive la figlia.

Dopo il concilio di Trento, bastava una zaganella e finivi in carcere. Intorno al 1968 hanno chiuso le “Case Chiuse”. All’età dei nostri nonni andavano di moda i “fumetti”,  poi col tempo il mondo giunse  al futuristico Youporn,  e ora, basta e avanza Facebook.  C’è stata per cosa dire una  rincorsa, come un elastico che tirato tutto da un lato, poi è schizzato (verbo decisamente appropriato) verso il lato opposto. Un climax che dall’alba dei tempi ha sessualmente spiaggiato 7 miliardi di individui, tra cui milioni e milioni di ragazze e ragazzi che bevono, più che altro vomitano, per dimenticare. Probabilmente la loro verginità, inghiottita da cosce feroci,  è stata la principale vittima.

 

 

 

 

Eclissi di duce: che fine hanno fatto i retaggi fascisti nella società italiana?

Il grande SatiraC, che tutto conosce e tutto sa, ha sempre avuto una predilezione per la politica italiana: da Caligola che fece senatore il suo cavallo; passando per il papa che processò il suo predecessore per condotta corrotta, peccato che questi si ostinasse ad essere morto e a non collaborare; e ad arrivare fino alla contemporaneità, con il signore che faceva le boccacce dall’alto di un balcone di Palazzo Venezia e svariati momenti della storia politica della Repubblica italiana (e non facciamo distinzioni fra presunta Prima e presunta Seconda, giuridicamente non sussistono, l’assetto costituzionale ed istituzionale è rimasto pressoché invariato). Insomma, non ha mai trovato il modo di identificarsi appieno con nessuna forza politica italiana, poiché tutte sembrano incarnare appieno il suo ideale di incuranza di ogni criterio razionale e di serietà.

Tornando al caso del signore che faceva le boccacce sul balcone di Piazza Venezia, c’è da chiedersi cosa sia veramente rimasto del fascismo nella cultura italiana di tutti i giorni.Continua a leggere…

Satirac dimostra scientificamente l’inesistenza del Molise

Satirac vuole indagare sulla veridicità territoriale di una regione: il Molise. Nella sua lunga ricerca è riuscito a trovare 4 validi motivi che rivelano la sua reale inesistenza.

1) Etimologia della parola Molise

 La10005842_734361076595091_121899844_o parola Molise deriva dal termine inglese Molisn’t (Molise non è). Già è evidente come l’etimologia della parola celi una verità. Non a caso gli inglesi, dopo aver scoperto l’ El Dorado e le sue immense ricchezze, sono casualmente incappati in questa terra di ovini e bovini volanti. Non riuscendo a comprenderne l’ utilità hanno preferito chiudere la questione con un tè in mano e con il loro classico inglesismo: “Ok, no problem, Molise isn’t.  

2) Sfilza di nomi illustri

Ragioniamoci un attimo. Conoscete attori, cantanti, calciatori, giornalisti che hanno origini molisane? NO! L’ unico che è nato e cresciuto nell’ isola che non c’è non poteva che essere lui: Antonio Di Pietro. Il mistero si infittisce perché più volte mi sono chiesto se quest’ uomo l’ abbiano incelofanato e schedato dentro un pacco proveniente dalla Sri Lanka e importato su coste sconosciute quando era poco più di un pargolo. Alcuni molisani trovandolo nudo e indifeso (aveva in mano una zappa, mostrando già l’ innata indole da zappatore) l’hanno adottato come i lupi fecero con Mowgli e gli hanno insegnato l’ arte oratoria. I benefici sono più che evidenti. Mowgli, in confronto, pare Corrado Augias.

3) Previsioni del tempo

Italia51026-sgarbi 1. Pubblicità infinita con previsioni del tempo annesse. Vengono elencate le temperature, le piogge, i venti di tutte le regioni: Lazio, Piemonte, Veneto ecc… Proprio tutte vengono menzionate, una però rimane nell’anonimato. Indovinate quale?

Si narra che in quest’ area i cambiamenti di temperature sono direttamente proporzionali alle sistemate di capelli di Vittorio Sgarbi. Ogni volta che i molisani osservano sul grande schermo il grande studioso di Storia dell’ Arte tengono in mano il rosario e ad ogni sollevamento del braccio un molisano muore di tachicardia. Ora finalmente si spiega perché in Molise ci sono solo 300 mila abitanti.

 

4) Burle universitarie

Tantinebbia15 ragazzi si iscrivono al progetto Erasmus con la speranza di visitare le più prestigiose mete vacanziere quali Amsterdam, Praga, Parigi ecc… Ebbene, spesso giunge sulle poste elettroniche di molti studenti universitari la seguente email: “Complimenti, in seguito ad attente comparazioni e osservando il suo curriculum di grande prestigio, siamo felici di comunicare che lei ha vinto un borsa di studio in MOLISE. Papà e mamma stappano lo champagne dopo che il diretto interessato, capendo immediatamente il potenziale di gnagna molisano, è passato in farmacia per comprare un pacco da 50 preservativi all’ incrededibile offerta di 10 euro. Dopo 2 mesi sparisce in una fitta nebbia.

 

Ma perché il Molise è la regione più derisa di tutta Italia? Perché non il Friuli Venezia Giulia o la Basilicata? La risposta è semplice agli occhi dei ragazzi: “non c’è anima viva”. Vero, ma allora seguendo questo criterio giovanile doveva essere la Valle d’ Aosta il bersaglio preferito dai burloni visto che conta poco più di 120 mila abitanti (il Molise 300 mila). E invece non è cosi, perché?

Il Molise è la regione amministrativa più giovane del Paese, essendo stata istituita come ente solo nel 1963 per distaccamento dall’Abruzzo. Ciò ha comportato una serie di cambiamenti interni, burocratici, amministrativi con conseguenti creazioni di consigli regionali, giunte comunali ecc…Il numero di esponenti politici-burocrati è aumentato a dismisura così come i costi e gli investimenti. Era necessaria questa scelta? Ma soprattutto noi deridiamo il Molise perché questa regione non sarebbe dovuta nascere? L’ antisemitismo che questa popolazione subisce è impressionante, si dice che ormai i molisani abbiano più timore degli italiani che superano il confine regionale che degli immigrati che giungono sulle coste italiane. Non è un segnale inequivocabile di una discriminazione inter-regionale?

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Un trauma chiamato prima volta

Per un uomo ci sono dei momenti-rituale affinché sia ritenuto, e si ritenga, tale: la prima sbronza, uccidere un cinghiale a mani nude, il primo viaggio all’estero da solo, e ovviamente, il possedere una donna.
«Eh, Leocrate, ma qui tiriamo fuori un maschilismo vergognoso, tanto lo sappiamo tutti che le prime donne che hai avuto erano tutte stampate su giornali dai titoli inconfondibilmente equivoci, come l’indimenticato Intimacy, è inutile che gonfi i muscoli e ti tiri su la cintura per far risaltare l’imbottitura di cotone idrofilo che c’è sotto il cavallo dei pantaloni.» Mi obietterete, certo a ragione, ma millenni di patriarcato nella società non si lavano con qualche secoluccio di Illuminismo e lotte per la parità dei sessi, dobbiamo prenderne atto, e il mito del maschio conquistatore, nonostante i nostri sforzi di sradicarlo, è profondamente radicato in noi, uomini e donne.

Il grande SatiraC, che tutto conosce e tutto sa, è una virile amatrice, ha squarciato Lei più imeni e traviato giovani di Gabriele D’Annunzio (sì, quello della sedia delle inculate: una prodigiosa seggiola con cinque zampe, quattro canoniche ed una messa sulla parte piatta) e John Holmes messi assieme. E mi si dirà, «ma qui facciamo un po’ di confusione di genere», di quella che farebbe accapponare il Cardinal  Tarcisio Bertone, ma il grande SatiraC è al di sopra di questioni irrilevanti come la sessualità, troppo superiore per curarsi delle beghe isteriche su maschile e femminile, troppo impegnato a godere di ogni aspetto.

In ogni caso, ispirato da Lui mentre mi trovavo a contemplare con tenerezza il contenuto di una scatoletta di mentine gelosamente conservata nel corso degli anni: l’involucro stracciata del primo profilattico usato non per fare uno scherzo e il pezzetto di carta riportante una certa gloriosa data che lo accompagna, ho quindi sentito il dovere di redigere questo elenco di giovanotti  attitudinali che si preparano a valicare le morbide porte che separano l’adolescenza dalla virilità (anche se con le nuove generazioni stiamo osservando dodicenni in procinto di lasciare l’adolescenza, divenendo dei mostruosi assatanati erotomani, peggio di chi scrive).ARTICOLO

1. Il romantico: decide di prepararsi all’atto decidendo romanticamente di non preparasi, convinto che il battere del cuore suo e della sua amata sarà l’unica voce che servirà nel guidare la sua lancia di cavaliere oltre il velo di Imene, la perfida strega, che separa lui e la sua donzella. Finirà per venirle inesorabilmente sulle gambe.

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No, mio don Fregnotte, romantico sognatore, stavolta il tuo scudiero Sancho non potrà proprio aiutarti

2. Il fantasista: da poche immagini carpite da fonti varie, quali episodi di Esplorando il corpo umano, libri di biologia delle medie o del liceo, scene rubate dei film di Tinto Brass trasmessi dalle 23:00 in poi  dalle emittenti minori , qualche pompino visto sul cellulare, documentari di Ulisse sulla riproduzione umana. Cercherà, nel buio della stanza,  di avere il fascino e l’arguzia di Alberto Angela, ma probabilmente le sue aspirazioni verranno un po’ deluse da lei che dirà: «Amore, per la terza volta, quello è l’ombelico».

3. L’enciclopedico: si premura di esplorare tutte le voci di Wikipedia inerenti la sessualità, controllando anche quelle in inglese per stare sicuro. Quando tutto sembra procedere al meglio scoprirà con orrore di non aver consultato la voce Imene.

4. Il digitale: ore e ore trascorse a scopo didattico davanti a quanto la pornografia virtuale possa offrire gli infondono la falsa sicurezza di chi ha preso un brevetto di nuoto per corrispondenza. Probabilmente, sovraeccitato dal sesso scenico della rete finirà per eiacularle in mano durante i preliminari, oppure si fermerà nel mezzo dell’amplesso per il buffering.

5. Il tecnico industrioso (o lo scienziato pazzo): una spugna piegata in due, tenuta ferma da un elastico lungo il lato corto, da mettere in un bicchiere e il gioco è fatto. Uhm, probabilmente è quello con più possibilità di esito dignitose.

6. Il plutocrate: compratosi coi soldi del papi su eBay la replica in gomma della vagina di Jenna Jameson (sì, esiste ed è in commercio),  ci si allena spensieratamente, tanto poi ripulisce la donna delle pulizie filippina. Non importa come vada, è risaputo che i ricchi vanno sempre bene.

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Sì, le differenze di classe non si attenuano neanche per le attività più naturali

7. Il fraterno: disperato chiede consiglio ai fratelli maggiori, o agli amici, che sono per queste cose i veri fratelli. Peccato che siano dei figli di puttana, pertanto, seguendo il loro consigli finirà per stringersi il pene con uno spago per l’arrosto («così duri di più, fidati»), provocandosi così l’esplosione di un capillare.

8. Il zooerasta: usa il primo animale domestico femminile per prepararsi. Santo Cielo, questo spero proprio di essermelo inventato io, ma la realtà ci ha ben insegnato di essere di gran lunga più perversa di ogni fantasia.

In ogni caso rassegnatevi, sarà un disastro. E peggiore figura se la vostra lei sarà una veterana del talamo, anche se, quantomeno passerete qualche oretta che allieterà i pensieri dei successivi mesi di magra, quando lei vi lascerà.

Carnali e imbarazzati saluti, satiricamente vostro,

Leocrate Tapioca

P.S.: se ci fossero lettrici, o addetti alla posta del cuore che scrivono per qualche rivista femminile con lo pseudonimo di Marisa, che vogliano darci delucidazioni su questo momento visto al femminile, avrebbero tutta la nostra gratitudine.

Non saranno gli immigrati a rubarci il lavoro, ma i Robot

4° Rivoluzione industriale.

Nessuno ne parla. Sembriamo tutti consenzienti o addirittura omertosi di fronte a ciò che sta iniziando da una serie di anni. Un processo di sviluppo tecnologico che cambierà il modo di concepire il lavoro, la produzione e ovviamente il profitto. Perché se la rivoluzione industriale del XIX secolo ha spostato il fulcro dell’attività produttiva dall’agricoltura all’industria, quella del XXI secolo sarà una rivoluzione destabilizzante, un processo che cambierà per sempre la definizione di lavoro umano ridimensionandolo e mostrandone le falle interne e le sue fragilità genetiche.

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Prendiamo il caso del Giappone. Paese di uomini alti 1,50 metri, noti per le loro ristrettezze genitali e per l’ evidente deficienza estetica. Eppure, nonostante sia una caccola territoriale rispetto alla Russia o agli USA, questo Stato è uno dei leader nel campo della robotica da sempre. Basti pensare a ciò che sta avvenendo  in un Hotel giapponese vicino Nagasaki chiamato Huis Ten Bosch (Casa nel verde).

Qui il personale umano non esiste. Non c’ è un avvenente ragazza ad aspettarti alla reception a cui dovrai dire se desideri una matrimoniale o una singola, passando così per l’ immancabile scapolo in cerca di tresche amorose. A quel punto, se anche l’ addetta al lavoro è single, scattano una serie di sguardi ammiccanti della serie: “stasera potresti scaldarmi tu il letto, non so se intendi!!” Con occhiolino annesso e conseguente imbarazzo della vittima, ovviamente. Scene holliwodiane che mai e poi mai si presenteranno. Ad ogni modo in questo hotel il 90% del personale è costituito da robot. Il che significa che, quando il fattorino ti porta il bagaglio in stanza, non hai l’ obbligo morale di dargli mance perché lui non saprebbe cosa farne. Una svolta epocale, potrebbero pensare gli Shylock dei nostri tempi. Svolta epocale anche per coloro che litigano costantemente con i camerieri che non eccellono nel servizio ritardando la richiesta di una carbonara. Al 27esimo “Capra” del cliente inferocito (un parente lontano di Sgarbi?) la risposta dell’ androide può essere: “vuole uno spezzatino di capra tenera o stufato di capra con patate?” Utopia tra gli umani.

Cosa succede se dovessimo esportare questo modello in altri settori?

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Ben oltre il 25% del costo lavoro umano sarebbe eliminato. I robot non conoscono il significato di stipendio, sciopero o ferie lavorative, tutte prerogative dei diritti sociali umani. Lavorano 24 ore per 365 giorni l’ anno. Hanno un costo prossimo allo 0 (gli unici costi sono la produzione iniziale e la manutenzione) e una rendita di gran lunga superiore a quella umana. Ecco perché le aziende, in particolare quelle giapponesi, stanno iniziando un processo di trasformazione dei mezzi di produzione umani in mezzi di produzione robotici. Nel 2030 un nuovo mercato di lavoro si imporrà in tutti stati industrializzati e gli addetti al pubblico (camerieri, artigiani, personale in hotel) perderanno inesorabilmente il loro posto. Per fare cosa allora? Non lo sappiamo, sappiamo solo che, dati statistici alla mano, il passaggio dalla 3a alla 4a rivoluzione industriale potrebbe causare un disoccupazione più alta rispetto a quella della Grande Depressione (50% forse?) e cioè 1 cittadino su 2 sarà senza un posto d’ occupazione.

Per mettere in moto tale meccanismo bisogna intervenire con delle politiche di migrazione estremamente severe. Sempre il Giappone sta cercando di reprimere qualsiasi spinta esterna disincentivando qualsiasi forma d’ immigrazione. La riluttanza ad aprire le frontiere causa una riduzione della mano d’ opera straniera. Risultato?

Uomini in preda alla disperazione e robot che stanno spandendosi a macchia d’olio. Ma va bene così, noi dei giapponesi sappiamo solo che sono stati massacrati nel 1945. Poi quello che fanno oggi passa in secondo piano perché alla fin fine non stanno mica lanciando Bombe Atomiche sugli stranieri. Gli stanno solo rubando il lavoro.

Ma tranquilli signori. John Connor ci salverà. Ne sono certo.

McMurphy. Un discepolo di Satirac